Una riflessione su alcune affermazioni di Paolo Brosio
Non voglio giudicare la persona Paolo Brosio, ma soltanto ciò che in questi giorni ha detto circa la decisioni dei Vescovi italiani di togliere l’acqua santa dalle acquasantiere e di sospendere la celebrazione pubblica dell’Eucaristia in vista di salvaguardare la salute pubblica e che mi pare esprimano una deviante visione della fede in Gesù Cristo.
Non posso stare zitto davanti a queste visoni “magiche” di un Dio "Tappabuchi" e lontano dalla autentica rivelazione biblica trasmessa dalla Tradizione della Chiesa. Vorrei ricordare a Brosio un fondamentale principio della Teologia cattolica: la “Grazia suppone la Natura”. Mi vengono in aiuto le parole che un fine teologo F. Cosentino ha scritto in un libro che invito a leggere: (“Non è quel che credi” EDB) “… se da una parte rifugiarsi in Dio è un bene, dall'altra una certa spiritualità può risultare irrealista e distruttiva, fino a farci assumere un comportamento dualista, che separa il mondo buono di Dio da quello cattivo degli uomini e delle realtà intorno a me… la spiritualità in questo caso consiste nell’aggrapparsi a lui come colui che dall’alto, quasi magicamente, risolve i nostri problemi. Invece di prendere in mano la vita, con le sue sfide e i suoi problemi, demando a Dio le mie responsabilità e aspetto che agisca e risolva le questioni; invece di affidarmi con serenità, cercando però di capire la strada che Dio indica alla mia vita per affrontare le situazioni, mi aggrappo a lui nella forma di una dipendenza che mi fa attendere passivamente un intervento dall’alto […]”( pg 68-69). Non posso stare zitto, come cristiano e come prete davanti a queste devianti visioni della fede in Gesù Cristo “vero Dio” ma anche “vero Uomo”, che non ha annullato la fatica di essere uomo, ma l’ha assunta totalmente con le sue fragilità, fino alla morte e alla morte di croce (e proprio per questo amore fedele alla nostra condizione umana, Dio l’ha risuscitato e non perché ha fuggito la morte!). Brosio dice vaneggiando che i bar sono aperti e le chiese no! e allora se gli altri sbagliano anche noi dobbiamo sbagliare? Poi riguardo alla sospensione della celebrazione Pubblica dell’eucaristia lo invito a leggere ciò che ha scritto giustamente il mio Vescovo Giuseppe Betori : “La mancata partecipazione alla Santa Messa è un grande sacrificio per noi cristiani, che "Sine dominico non possumus", cioè: "Non possiamo vivere senza celebrare il giorno del Signore / Pasqua domenicale", come dissero i martiri di Abitene. Ma la celebrazione dell’Eucaristia ha una dimensione rituale che però ha un complemento essenziale negli effetti che essa genera nella vita: l’Eucaristia è celebrata in verità se genera la carità. Nella presente circostanza noi non rinunciamo al significato ultimo dell’Eucaristia, che è il dono di sé fatto dal Signore, ma, ottemperando alle norme dello Stato, siamo invitati a manifestarlo nel gesto di carità fraterna che è evitare che attraverso il riunirsi di un’assemblea si vadano a costituire situazioni di vita sociale che possono favorire il diffondersi del virus. La mancanza del rito, lo ribadisco, ci fa soffrire, ma non ci impedisce di vivere i frutti dell’Eucaristia, cioè la carità…”
Infine mi permetto una nota un po’ polemica su un'altra sua affermazione “Non mi sembra che le Chiese siano focolaio di Coronavirus. È una follia. Siamo diventati un popolo di pagani. Che fede abbiamo in Cristo?” Caro Brosio, se la fede in Cristo è quella che tu stai esprimendo in questi giorni, mi dichiaro orgogliosamente Ateo! e prendo in aiuto non me ne voglia Francesco Cosentino ciò che ha scritto nel suo libro alle pagine 124-125: “…noi abbiamo il dovere di essere “atei” rispetto a tutte le immagini e rappresentazioni che deformano e deturpano il volto di Dio e il suo messaggio. C’è un Dio, infatti - predicato, rappresentato e in altri modi veicolato - che abbiamo il dovere cristiano di non credere e di combattere, poiché contraddice quanto, in opere e parole, ci ha mostrato Gesù, immagine del Dio vivente. Ha ragione Juan Arias, nel suo bel testo "Il Dio in cui non credo", quando afferma che è da rifiutare il Dio che ama sorprendere l’uomo nella sua debolezza, che condanna la materia, che ama il dolore, che mette la luce rossa alle gioie dell’uomo, che gioca a condannare, che manda all’inferno e che esige sempre un dieci all'esame. Dio è decisamente altro!”
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