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Le nostre riflessioni - IV Domenica di Quaresima

Immagine del redattore: Don G. MartiniDon G. Martini

Nella pieve di S. Pietro a Romena c'e' questa icona di Gesù.


E' un volto di Gesù ad occhi chiusi, cieco. Questi giorni diversi che ci e' dato di vivere, ci mettono davanti un dilemma: Dio e' cieco, non vede la nostra ansia, la nostra condizione di non lavoro, di reclusione? Oppure Dio è presente, vicino a ciascuno/a, ne vede l'essenziale? Vorrei rispondere con il Piccolo Principe (Saint Exupery): l'essenziale e' invisibile agli occhi ma non al cuore. Dio vede il cuore non l'apparenza (e' scritto nella prima lettura di oggi tratta dal Libro di Samuele). Abbiamo quindi una consolazione da vivere e da portare a chi è in casa con noi. Con il salmo possiamo dire a Dio: "Tu non sei cieco, Tu mi scruti e mi conosci". E questa consolazione intima trasfigurerà il nostro sguardo, in modo che, come è accaduto al cieco dopo aver riavuto la vista, quelli di casa non ci riconosceranno e la domanda che ciò susciterà sara' inizio di consolazione per tutta la casa.


Carlo

 

Una preghiera affinché noi tutti possiamo sentire le mani di Gesù che ci guariscono in questo periodo di buio e di dolore, per riuscire finalmente a vedere con occhi nuovi

Buona domenica a tutti,

Famiglia Tosi

 

Il cieco nato ci vede

Sembra di vederla questa scena lunga, articolata e a tratti umoristica: Gesù passa(fantastico quel gerundio!) e vedeun uomo cieco dalla nascita (è la realtà per quello che è). Nella scena ci sono tutti gli ingredienti per farne occasione di insegnamento capace di scardinare le vecchie mentalità piene di pregiudizi. Partecipano alla scena, oltre a Gesù e al cieco, i discepoli, i vicini e quelli che avevano visto prima il cieco, i farisei, i genitori del cieco. Nello sguardo di Gesù c’è compassione, premura di gesti, attenzione che non trascura nessuno. Gesù come sempre usa lo sguardo del cuore. La conquista della vista è l’occasione per la comprensione della luce della fede. Uscire dalla cecità diviene segno di salvezza, segno di una vita nuova.

 

Una riflessione

Portare alla luce, ridare prospettive di vita è far risorgere un uomo e una donna. La durezza del cuore uccide ogni senso di tenerezza umana. L’incontro di Gesù con il cieco nato, con il passaggio dal buio alla luce, ci ricorda quel che accade alle persone LGBT, che in passato erano costrette a vivere nell'oscurità, mentre oggi vivono alla luce del sole. Le domande, che nell'episodio evangelico fanno i farisei e i vicini, vengono rivolte anche alle persone LGBT. Molti, come i farisei, ancor oggi non vogliono accettare i loro corpi perché non rientrano nella “norma”. Si aggrappano alle “leggi di Mosè” presenti in ogni epoca, non riconoscendo quello che è possibile a Gesù.

Spesso nelle nostre vite prevalgono i pregiudizi culturali che rendono ciechi i nostri cuori e non ci fanno vedere la luce del mondo. Mettere al centro il Vangelo diventa non solo speranza, ma anche strumento di liberazione e di riscatto per gli esclusi, gli emarginati, gli ultimi, i poveri e gli impoveriti di questo mondo. Abbiamo una gran voglia di vedere il mondo davvero nuovo.

Angiolina & Paolo

 

Tu Signore sei la luce del mondo,

lascia che le tue parole

ci giungano

come un canto

nei silenzi e nelle ansie

che avvolgono le nostre giornate,

come luce

spezzino le nostre oscurità,

come stelle

brillino limpide

e rendano chiara la nostra mente

forte nella speranza

e nuovo di tenerezza il nostro cuore.

Lorenza

 

Ai discepoli che cercano la causa della cecità di quell'uomo, Gesù risponde "..è perchè in lui siano manifestate le opere di Dio". Come se si dicesse che questa pandemia deve essere guardata come uno strumento per la manifestazione delle opere di Dio. Sembra una bestemmia. Ma in che Dio crediamo se utilizza queste tragedie per manifestare le sue opere?

Allora anche noi, più che cercare i colpevoli -è comodo talvolta- potremmo trovare una risposta. La lettera di Paolo, sempre nelle letture di oggi, ci dice: "Cercate di capire ciò che è gradito al Signore". Sembra una banalità. Ma di fatto se ne facessimo il nostro programma quotidiano -Cosa piace a Dio? Cosa vuole da me?- forse la nostra vita prenderebbe un'altra piega. E cammineremo meno a tentoni.

Laura





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