top of page
Cerca

Un Papa Scomodo

Immagine del redattore: Don G. MartiniDon G. Martini

Vorrei segnalarvi questa interessante replica all'articolo di Ernesto Galli della Loggia apparso sul "Corriere della Sera" lo scorso 10 Maggio. Per correttezza in fondo riporto per intero anche l'articolo sopracitato (che potete leggere anche seguendo il link).


Un Papa Scomodo

di: Francesco Cosentino

«E, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia» (Mt 5,11).

Le Beatitudini, proclamate da Gesù sul Monte, si concludono così. Non certo un elogio del disprezzo o un invito a ricercarlo di per sé per farne una medaglia al valore, bensì uno scossone che Gesù ci consegna per frantumare la tiepidezza e l’imperturbabilità con cui talvolta abbiamo indossato la fede come si indossa un abito comodo per la festa. No, dice il Maestro: la fede è pericolosa, accende nel mondo la memoria pericolosa di un amore che vuole trasformare la storia, è misericordia che lenisce le ferite degli ultimi e spada che ferisce l’ipocrisia religiosa e l’arroganza dei potenti. Perciò, preparatevi a essere mal visti, ostacolati, osteggiati. E quando non potranno fare altro, inizieranno a mentire.

La forza di una menzogna Niente può essere peggiore di una bugia costruita bene, diffusa con tutti i mezzi possibili e poi spacciata e venduta come verità: la sua potenza diventa tale da convincere anche grandi masse. Non è un caso che, dietro ogni regime totalitario, c’è sempre una grande bugia creduta come verità. Il Priore di Bose, Luciano Manicardi, afferma che «la forza della menzogna risiede nel suo potere di ricreare la realtà, di plasmarla a piacimento, di manipolare altre persone inducendole a credere e a fare ciò che noi vogliamo in base alle nostre menzogne».

Se un segno distintivo delle Beatitudini è questo: fare la stessa strada del Cristo, immaginare Dio e servire l’uomo con lo stesso respiro e la stessa compassione, allora la menzogna che dice «ogni sorta di male» può essere semplicemente la reazione del mondo quando ha davanti un autentico cristiano. Non è detto che lo sia, non lo è automaticamente, ma è possibile che la menzogna sia la reazione per tendere insidie al giusto, che ci è d’inciampo (cf. Sap 2,12).

Papa Francesco ha un’aderenza radicale al Vangelo che lo rende scomodo. La sua tagliente predicazione ha nel tempo aumentato la filiera dei nemici, il suo magistero liberante sconvolge i rigoristi della dottrina, la sua libertà interiore toglie il sonno all’ipocrisia religiosa. Il sogno di una Chiesa che non occupa spazi ma avvia processi e che lascia cadere le pietre del moralismo e della condanna per farsi abbraccio dell’uomo, è decisamente troppo. E siccome Francesco ha forza, coraggio e parola che arriva al cuore di tutti velocemente, si può colpire soprattutto con la menzogna.

Tesi false su Francesco Così, sono iniziate a circolare numerose fake news su papa Francesco. Dapprima silenti e striscianti, hanno poi cercato di far rumore su numerose schiere di blog, siti e pagine social, che ogni giorno ci “allietano” con tesi deliranti e, al contempo, sconcertanti.

Si tratta di un conservatorismo religioso di ritorno colmo di ideologia, che si sposa con qualcosa che prende corpo in modo sempre più preoccupante: un mondo di lobby politiche ed economiche, disturbato da un papa che condanna la cultura dello scarto generata dal capitalismo, rimette al centro la dignità dei poveri e si fa coscienza critica contro lo sfruttamento delle risorse.

Valeva per Gesù come vale oggi per il papa: se si rimane nell’ambito religioso e sacro, magari parlando di astratti principi, può andar bene; ma se si inizia a parlare dei poveri, dei migranti, degli sfruttati, di quanto anche noi siamo responsabili con i nostri stili di vita di una progressiva ingiustizia sociale che distrugge il pianeta Terra, allora siamo davanti all’apostasia, al papa che svende la dottrina, al Vangelo ridotto a socialismo, e così via.

Galli della Loggia, tra bugie e verità Dispiace, ma non sorprende. L’autorevole firma de Il Corriere della Sera sa scrivere bene, può anche “convincere” il lettore mettendo insieme, con retorica arte giornalistica, qualche sprazzo di verità insieme a qualche colossale bugia. Tuttavia, non incanta coloro che hanno occhi e cuore per leggere la storia reale di questo pontificato e di ciò che accade nella storia.

La cosa più ironica degli attacchi a Francesco è che, per colpirlo, finiscono per dire in modo semplice delle importanti verità, un po’ come successe a Caifa che, senza volerlo, pronunciò una profezia sul Cristo: «È meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non che perisca una nazione intera».

Così, Galli della Loggia afferma che «Il discorso pubblico di Francesco inclina a perdere ogni specificità di tipo religioso» appena esce dall’ambito delle cerimonie e dei riti; mentre separa culto e vita, lode ed impegno sociale, il giornalista dice una straordinaria verità: Francesco non è un papa religioso. Proprio così. Non gli interessa difendere un ruolo e marcare gli spazi di un’istituzione, né avere il controllo religioso delle coscienze e delimitare il potere religioso dinanzi a quello civile e politico. Al contrario, egli mette in atto la vecchia lezione di Ratzinger, secondo cui tanto più la Chiesa perde rilevanza sociale e politica e tanto più diventa la Chiesa di Cristo, spoglia da interessi mondani e preoccupata di portare la novità del Vangelo al mondo per trasformarlo non come forza politica, ma come lievito di una forza di altra natura. Il suo discorso non è specificatamente religioso perché sa che al cuore del Vangelo non c’è la religiosità ipocrita degli scribi e dei farisei, ma l’amore per Dio e per il prossimo.

Il discorso «sociale» del papa, poi, sarebbe staccato dalla stessa dottrina sociale della Chiesa e lo stesso messaggio evangelico rimangono sullo sfondo, trasformando tutto in un’ideologia anticapitalista, che attacca gli Stati Uniti e non fa mai riferimento all’Europa.

Le bugie hanno le gambe corte, specie in tempi di comunicazione social: basta recuperare la cronologia. Si potrà vedere bene come quasi mai un discorso ufficiale del pontefice prescinde dalla ricchezza del Vangelo e dalla bellezza dei gesti di Gesù, così come da ampi riferimenti al magistero del passato. Se poi a disturbare è la critica al capitalismo e neoliberismo odierni, la cosa è legittima; ma, dopo anni in cui un nemico altrettanto pericoloso come il comunismo ha occupato molti degli interventi sociali del magistero, è anche legittimo che oggi il papa denunci un sistema che continua a seminare nel mondo il cancro dell’ingiustizia. Circa l’Europa, sono numerosi gli interventi di papa Francesco, dal Discorso all’Europarlamento del 2014 fino al Regina Coeli di qualche ora fa.

Il fatto è – dice della Loggia – che, senza questa innervatura religiosa del discorso papale, si perde «ciò che ha sempre fatto la forza politica della Chiesa». E anche stavolta, suo malgrado, della Loggia dice la verità: Papa Francesco è convinto che la «Chiesa di Costantino» non fa una politica migliore a servizio del mondo, ma si caratterizza come un connubio con elementi mondani del potere politico-economico che, casomai, la snaturano. Essi la rendono potente da un punto di vista mondano, ma perdente quanto a logica evangelica. Egli sa – perché a differenza di chi lo accusa il Vangelo lo legge – che il seme evangelico dell’amore che trasforma il mondo, la società, le relazioni e le strutture, è diverso, e non sposa la logica del potere terreno e politico. Egli sogna una Chiesa spoglia, che non si sbraccia per esibire nel mondo la propria abilità nel saper entrare nel gioco della parti, ma si gloria solo dell’amore crocifisso di un re che non è di questo mondo. Un re che dalla sua Chiesa vuole una presenza storica e «politica» al modo del lievito e del piccolo seme nascosto.


Un papa scomodo L’ultima cosa che potremmo suggerire a della Loggia è rileggersi quanto scritto dalla sua compagna di vita, Lucetta Scaraffia, su L’Osservatore Romano del 2 dicembre 2018: «Con questa sua capacità di smascheramento, che sa applicare a molte questioni, Francesco dimostra come l’impegno spirituale cristiano sia sempre legato alla verità e quindi alla giustizia, e a come queste vengano vissute nel momento storico. Questo spiega il successo – ma anche le molte opposizioni – a colui che nei fatti è veramente un papa scomodo».

Anche questa è verità: un papa scomodo. Che speriamo adesso scomodi un po’ tutti a farci domande serie e sensate sulla nostra adesione al Vangelo. E, magari, scomodi anche i vescovi italiani, che forse sugli attacchi e le bugie rivolte da tempo contro papa Francesco, dovrebbero offrire qualche presa di posizione più netta.



Di seguito l'articolo per intero di Ernesto Galli Della Loggia pubblicato il 10 Maggio sul "Corriere della Sera":

Una Chiesa poco politica

di Ernesto Galli Della Loggia

“Corriere della Sera” del 10 maggio 2020


È ormai un luogo comune notare il carattere profondamente politico del pontificato di papa Bergoglio. In verità, però, più che politico il suo appare un pontificato ideologico, e le due cose non sono affatto la stessa cosa. Fino al punto che, come dirò, esse possono addirittura entrare in contrasto.

Fin dall’epoca costantiniana la Chiesa ha sempre fatto politica: oltre ad essere un fatto di enorme rilevanza storica è un dato della sua identità autopercepita come «Società perfetta» del tutto autonoma da ogni potere. Essa cioè ha sempre agito con la piena consapevolezza della propria forza, rappresentata dalla capacità di orientare in modo significativo, spesso determinante, valori e comportamenti di grandi masse di uomini e di donne. Ha sempre fatto politica allo scopo di affermare o difendere i propri interessi e i propri valori (qualunque fossero gli uni e gli altri). Il che tuttavia ha sempre voluto dire anche altro, e cioè cercare di comprendere e interpretare i movimenti generali entro il sistema degli Stati al fine di affermare comunque la propria peculiare presenza.

Questo quadro complessivo tende però a subire con l’avvento di Bergoglio una modifica significativa. L’accusa mossa al Papa da alcuni settori radicali della sua stessa parte di essere virtualmente uscito dal solco del cattolicesimo fa sorridere. È un dato di fatto, invece, che non appena oltrepassa l’ambito delle cerimonie e dei riti, il discorso pubblico di Francesco inclina a perdere ogni specificità di tipo religioso. Certo, l’appello alla giustizia sociale, alla difesa dei deboli e degli oppressi, a una distribuzione più equa fra i popoli delle ricchezze naturali, l’invito a non manomettere irreparabilmente gli assetti naturali, tutto ciò che è la sostanza di quel discorso è in sintonia con la sostanza del messaggio cristiano. Questo messaggio risulta però fortemente modificato nel suo significato complessivo — oltre che dalla suddetta assenza di specificità «forti» di tipo religioso — da alcuni tratti tipici della piega che Bergoglio dà ad esso, e che come dicevo all’inizio portano le sue parole su un terreno che segna una frattura rispetto alla tradizione del magistero papale. Tali fattori sono in particolare due.

Innanzi tutto i destinatari. Anziché genericamente agli «uomini di buona volontà», ai «governanti», alle «autorità responsabili», al mondo, o a gruppi particolari designati dalla loro attività (chessò: le ostetriche, i poliziotti, i manager) — come per antica consuetudine accadeva finora — il Papa attuale ama invece sempre più spesso rivolgersi più o meno direttamente (magari scegliendoli come proprio pubblico) a soggetti vittime di situazioni negative. Ai «popoli», ai «movimenti popolari», o ad altri interlocutori analoghi: ma sempre scelti, direi, in una parte soltanto della società, quella meno favorita. Una scelta tanto più significativa in quanto è evidente che è ai discorsi rivolti ad essa che lo stesso Francesco attribuisce il maggiore significato per definire il carattere del proprio pontificato.

Il secondo elemento di frattura riguarda i contenuti non strettamente confessionali del discorso papale. Ciò che qui colpisce è il sostanziale abbandono di quella «dottrina sociale della Chiesa» che aveva tenuto il campo da Leone XIII fino a Giovanni Paolo II e che si connotava per la sua sempre ribadita posizione di centro tra capitalismo liberale e statalismo socialista. Altrettanto chiaro è l’abbandono sostanziale di un’altra declinazione tipica della pastorale pontificia: vale a dire di quell’universalismo umanistico così centrale nelle principali risoluzioni conciliari. Al posto di tutto ciò dominano viceversa il discorso di Bergoglio, insieme a una marcata noncuranza nei confronti della vicenda culturale dell’Occidente e a un’ostilità sempre allusa ma chiarissima per il capitalismo e per gli Stati Uniti, una forte simpatia per la dimensione dell’iniziativa spontanea dal basso e per l’autoorganizzazione popolare, l’avversione conseguente per tutto ciò che sa di istituzionalizzato, di ufficiale, di formale, nonché la generale condivisione delle aspettative e delle scelte fatte proprie da

ogni gruppo marginale, e infine l’auspicio di una sorta di economia natural-comunitaria a base egualitaria, di cui è espressione esemplare la proposta avanzata di recente da Francesco stesso di un non meglio specificato «reddito universale».

Sono tutte cose certamente più che compatibili, in certo senso addirittura connaturate al messaggio evangelico. Le quali però cambiano di segno quando, come avviene nel discorso di Bergoglio, il messaggio evangelico e il relativo richiamo al depositum fidei cattolico tendono ad essere messi sullo sfondo fino a svanire. Come prova la diffusa assenza in quel discorso medesimo, ad esempio, di qualunque esortazione alla necessità del pentimento e della conversione o a scoprire il senso cristiano della vita e della morte, ovvero la verità della trascendenza, elemento costitutivo di ogni religione. È così che alla fine quel discorso, privo di una significativa innervatura religiosa, resta solo un discorso ideologico, di una ideologia a sfondo populistico-comunitario-anticapitalistico, non dissimile da altri in circolazione specie nel Sud del mondo.

Il fatto è che è stata proprio quell’innervatura religiosa, quella capacità di confrontare la religione con il mondo, oggi espunta o del tutto marginale, che ha sempre fatto la forza politica della Chiesa. È stato proprio quel particolare intreccio tra religione e prassi mondana che ha indicato all’istituzione ecclesiastica la direzione del suo impegno e insieme i modi concreti per adempiere ad esso. Oggi, viceversa, proprio perché portatrice di un discorso che appare attento a depurare il sociale storico da ogni effettivo richiamo religioso, e che quindi risulta esclusivamente ideologico, la Chiesa trova grande difficoltà a fare politica realmente, a essere presente con un proprio ruolo e il proprio peso nelle situazioni politiche concrete.

Scelgo in proposito due esempi. Il primo: da tempo — e in seguito all’epidemia di Covid 19 più che mai — l’Unione europea è attraversata al proprio interno da una divisione-scontro Sud/Nord. Un gruppo di Paesi del Sud Europa (Italia, Francia, Spagna, Portogallo i principali) si contrappone a un gruppo di Paesi del Nord (Germania, Olanda e Finlandia in testa) su una serie di questioni che alla fine riguardano i valori sociali e politici fondamentali che devono prevalere in una collettività; e si dà il caso (un caso forse non del tutto casuale) che i Paesi del primo gruppo siano quasi tutti di tradizione cattolica. Secondo esempio: non da oggi (ma ancora una volta oggi più che mai) la base degli equilibri mondiali (non solo politici o economici) in vigore da oltre mezzo secolo sta mutando drammaticamente a causa dell’attivismo inedito e spregiudicato di due gigantesche aree politico- culturali: quella russa e quella cinese, entrambe indifferenti ai diritti umani e tanto più alla libertà religiosa. Ebbene, forse mi sarò distratto, ma su ognuno di questi due nodi di questioni, dalle implicazioni innumerevoli e decisive per l’avvenire del mondo, qualcuno ha notizia di una presa di posizione autorevole, di un gesto realmente significativo, di una iniziativa di rilievo, di un qualcosa qualunque da parte della Santa Sede o della Chiesa Cattolica?

16 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


© 2023 Proudly created by S. Maria al Pignone.

bottom of page